1991 PROTEO

L’Alfa Romo Protéo nasce nel 1991, dalla felice matita di Alberto Bertelli, designer in forza al Centro Stile Alfa Romeo di Arese, all’epoca sotto la direzione di Walter De’ Silva.

Il periodo è difficile per Alfa Romeo e il vuoto che in gamma aveva lasciato la GTV, uscita di produzione nel 1985 nella versione 3.0 V6, spinse il Centro Stile ad un esercizio di stile sulla meccanica dell’allora modello di punto della casa: la 164 3.0 V6.

Protéo fu presentata al salone dell’auto di Ginevra e si presentava con un’originale carrozzeria coupé/spider: infatti un particolare cinematismo sviluppato in casa permetteva al tetto rigido di movimentarsi e richiudersi nel vano posteriore facendo diventare così la vettura una splendida decappottabile. A quel tempo l’idea era davvero forte e molto affascinante. Qualche anno dopo venne ripresa dalla Mercedes per la sua SLK, vettura di grandissimo successo, proprio per l’originalità del tetto.

La linea disegnata da Alberto Bertelli era davvero molto bella e particolare: forte e ispirata, come ebbe a dire lo stesso designer ai “muscoli di un lottatore di sumo”. L’abitacolo spostato in avanti (ricordiamo la meccanica a trazione anteriore della 164) e la coda piccola, molto alta, permetteva alla carrozzeria di avere uno slancio molto dinamico e personale. Per un designer la configurazione meccanica “tutto avanti” con motore trasversale sull’asse anteriore e “a sbalzo” rappresenta un vincolo non indifferente, soprattutto se si è nella condizione di dover disegnare una sportiva.

L’unica modifica sostanziale alla meccanica originale fu l’accorciamento di 20 cm del pianale: questo permise di ottenere un passo più corto e una coda maggiormente rastremata.

Lo specchio di coda riprende il motivo tipico dell’epoca, e inaugurato proprio con la 164 di Pininfarina, caratterizzato dalle luci posteriori in un'unica soluzione rossa. Un lungo fascio di trasparente rosso che tagliava da parte a parte la coda, alleggerendo la grande massa caratterizzata anche dal massiccio paraurti integrato. Molto bello e personale l’andamento a “bottiglia di Coca-Cola” della fiancata che si restringe verso la parte centrale e si allarga molto verso la parte posteriore. La carrozzeria era tagliata in due e il motivo dello “sguscio” presente sulla 164, per tutta la sua lunghezza, qui viene enfatizzato proprio nel creare due gusci separati.

Originalissimo il frontale dove Bertelli ha voluto una nuova forza visiva: lo scudetto rivisitato, il marchio fuori dal triangolo e, soprattutto, i tre faretti (che sarebbero poi stati ripresi dalla 159) e un semplice quanto elegante taglio della presa d’aria nel paraurti integrato.

Ma la forza del prototipo stava nel suo tetto: una cupola di cristallo diviso in tre parti che, grazie ad un originale congegno, scomparivano completamente nella parte posteriore sotto una copertura metallica sagomata nel solco tracciato dai sedili.  Originali anche i cerchi in lega a tre lobi, assolutamente innovativi per l’epoca. Bello il colore: un rosso intenso, più personale del classico rosso Alfa e più carico di riflessi. Divenne il “rosso Protéo” per qualche anno nei listini anche per le auto di serie del biscione.

Di Protéo ne furono allestiti 3 eseplari; uno finì direttamente al Museo Storico di Arese, gli altri due furono utilizzati rispettivamente per le presenze ai vari saloni e per le prove in pista. La Protéo infatti, da vero prototipo marciante, tenne diverse sessioni di prova sulla pista di Balocco con l’obiettivo, mai raggiunto, di accedere alla produzione di serie.

Peccato, un’Alfa mancata che gli appassionati di tutto il mondo all’epoca hanno desiderato e che sarebbe diventato, come fu per la Montreal, una nuova icona nella storia dell’automobile.

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