1968 MONTREAL
Parliamo ancora di Marcello Gandini, grande e prolifico designer del nostro marchio preferito, per presentare quello che per molti è una vera icona di stile, potenza e prestazioni. Un’auto che ha fatto la storia di Alfa Romeo, nata in un periodo in cui le ambizioni erano ancora molto elevate e la capacità creativa elevatissima. Noi però non parliamo dell’auto di serie, che molti appassionati considerano la più bella Alfa mai prodotta; in questa rubrica ci occupiamo di prototipi e di show car e quindi presentiamo il primo modello di quello che divenne poi la Montreal. Era il 1967 e a Montreal, in Canada, si svolgeva l’Esposizione Universale dove i paesi erano chiamati a presentare lo stato dell’arte nei campi della scienza e della tecnica. Alfa Romeo, unica casa automobilistica ad essere invitata, non si lasciò sfuggire questa occasione e con Bertone presentò un prototipo molto aggressivo e davvero emozionante dal punto di vista formale. La definizione ufficiale per la presentazione della Montreal fu testualmente “LA MASSIMA ESPRESSIONE DELL’UOMO IN FATTO DI AUTOMOBILI”. La sua linea seguiva i canoni di una bella granturismo, di puro stile italiano, con le fiancate massicce, il “muscolo” generato dal passaruota posteriore e il lunotto accennato che mascherava il portellone, cosa piuttosto insolita all’epoca, soprattutto data l’assenza del motore che era posizionato anteriormente. E infatti il lungo muso che parte da un parabrezza molto bombato generato dalle portiere che ripropongono in modo meno estremo il taglio già visto sulla Miura Lamborghini, sempre di Marcello Gandini, nasconde il bel motore della Giulia 1600, anche se poi in fase di produzione fu sostituito dal poderoso 8 cilindri della 33 stradale. Le linee della carrozzeria sono piuttosto articolate, soprattutto nella parte anteriore e nello specchio di coda, dove capeggiano i grandi gruppi ottici e un elemento di gomma come paraurti. Più originale e sicuramente molto aggressivo il frontale caratterizzato dal grande scudetto Alfa e da 4 fari rotondi parzialmente nascosti dalla palpebre grigliate, sostituite poi, sul modello di serie, in un unico elemento mobile. Caratteristico anche il cofano motore che non presenta tagli di apertura, solo delle prese d’aria sottili e posizionate al centro, sostituite poi nella vettura di serie da una grande presa “naca”. L’apertura del cofano motore era quindi integrale, una sorta di “cofango” ante litteram (ne avremmo poi visti su vetture di serie a partire dagli anni ’90). Quattro furono le Montreal commissionate a Bertone dalla casa di Arese che, prototipi che servirono anche per i test su strada. Nelle intenzioni iniziali della dirigenza vi era quella di utilizzare questo progetto esclusivamente in termini di immagine ed il prototipo sarebbe dovuto rimanere una vera “prova d’artista” da esibire con orgoglio nei vari saloni. Ma il successo di pubblico fu talmente grande che, contrariamente alle previsioni, Alfa Romo si vide quasi costretta a lanciare il programma per la sua produzione in serie, divenendo un’icona definitiva nella storia dell’auto, anche senza quei successi commerciali che, purtroppo, mancarono. Il prototipo oggi conservato presso il Museo Storico Alfa Romeo di Arese rimane comunque un esercizio di stile di grande livello, dove il design al servizio della tecnica e delle performance meccaniche si presenta in una delle sue massime espressioni. |
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